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AVVERTENZE
In pazienti sottoposti a terapia con clindamicina sono state riportatereazioni da ipersensibilita' gravi, comprese reazioni cutanee gravi come reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS), sindrome di Stevens-Johnson (SJS), necrolisi epidermica tossica (NET) epustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP). Qualora si verifichi una reazione da ipersensibilita' o una reazione cutanea grave, il trattamento con clindamicina deve essere interrotto e deve essere istituita una terapia adeguata. La soluzione iniettabile contiene alcool benzilico (9,45 mg/ml) come conservante. L'impiego dell'alcool benzilicoe' stato associato a reazioni avverse gravi, inclusa la "gasping sindrome" e il decesso in pazienti pediatrici, in particolare nei prematuri e neonati. Nonostante le normali dosi terapeutiche del prodotto trasportino in genere quantita' di alcool benzilico sostanzialmente inferiori a quelle associate alla "gasping sindrome", non e' nota la quantita' di alcool benzilico alla quale si puo' manifestare la tossicita'. Il rischio di tossicita' da alcool benzilico dipende dalla quantita' somministrata e dalla capacita' epatica di eliminare la sostanza. Nei neonati prematuri e sottopeso puo' esservi maggiore probabilita' di sviluppare tossicita'. L'alcool benzilico puo' causare reazioni tossiche eanafilattiche in neonati e bambini fino ai 3 anni di eta'. L'impiegodella clindamicina deve essere riservato ai pazienti allergici alla penicillina o a pazienti per i quali, a giudizio del medico, la penicillina non sia indicata. Per la possibilita' di coliti, il medico prima di prescrivere la clindamicina, deve valutare la natura dell'infezionee la possibilita' di impiego di farmaci meno tossici. Il trattamento con gli antibiotici altera la normale flora del colon e porta a una crescita eccessiva di Clostridium difficile. Cio' e' stato riferito con l'uso di quasi tutti gli antibiotici, compresa la clindamicina. Il Clostridium difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD) ed e' unacausa primaria di "colite da antibiotici". E' necessaria un'attenta anamnesi poiche' i casi di diarrea associata a C. difficile sono statisegnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibiotici. Nei pazienti che presentano diarrea dopo somministrazione di antibiotici e' importante prendere in considerazione la diagnosi di CDAD. Essa puo' evolvere in colite, compresa la colite pseudomembranosa, la cuigravita' puo' variare da colite lieve a fatale. La colite e' usualmente caratterizzata da grave e persistente diarrea con crampi addominalie puo' esservi presenza di sangue e muco nelle feci. La colite se none' diagnosticata e trattata tempestivamente puo' evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico. L'esame endoscopico puo' rivelare colitepseudomembranosa. Se esiste un sospetto di colite si raccomanda un esame rectosigmoidoscopico. La presenza di colite puo' essere ulteriormente confermata dall'esame colturale delle feci per il Clostridium difficile in un media selettivo e dal saggio per la tossina del C. difficile. Se si sospetta o viene confermata la presenza di diarrea da antibiotici o di colite da antibiotici, si deve interrompere il trattamentoin corso con antibiotici, compresa la clindamicina, e si devono prendere immediatamente provvedimenti terapeutici adeguati. In questa situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi. Gli antiperistaltici, gli oppiacei e il difenossilato piu' atropina possonoprolungare e/o peggiorare le condizioni. La vancomicina e' risultataefficace nel trattamento delle coliti pseudomembranose antibiotico-dipendenti prodotte dal Clostridium difficile . Il dosaggio per gli adulti e' da 500 mg a 2 g/die di vancomicina per via orale suddivisa in tre-quattro somministrazioni per un periodo di 7-10 giorni. La colestiramina si lega alla tossina in vitro: pero' questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina e' consigliabile somministrare ciascun farmaco ad orari diversi. Sono stati descritti alcuni rari casi di ricaduta dopo trattamento con vancomicina. I dati finora disponibili mettono in luce che i pazienti anziani e/o gravemente ammalati tollerano meno bene la diarrea; qualora questi pazienti dovessero essere trattaticon clindamicina occorre prestare particolare attenzione alle variazioni della frequenza dell'evacuazione. Il prodotto deve essere prescritto con cautela ad individui con anamnesi positiva per malattie gastro-intestinali, particolarmente coliti, ed agli individui atopici. Talvolta l'uso di antibiotici puo' provocare lo sviluppo di germi resistenti,in particolare lieviti. Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione intraprendere le misure terapeutiche adeguate. Durante una terapiaprolungata si devono effettuare esami periodici della funzionalita' epatica e renale ed esami emocromocitometrici. Compromissione della funzionalita' epatica e renale: l'emivita del farmaco e' risultata solo lievemente modificata negli epatonefro pazienti. Pertanto in caso di compromissione della funzionalita' epatica e renale di lieve o media gravita' non e' necessaria di norma una riduzione della dose che puo' essere richiesta nei casi di grave deterioramento della funzione del fegato e del rene. In caso di terapia prolungata si devono effettuare esamidella funzionalita' epatica e renale. Poiche' la clindamicina non diffonde adeguatamente nel liquido cefalorachidiano il farmaco non deve essere impiegato per il trattamento delle meningiti. I dati sull'uso del farmaco in donne in gravidanza sono limitati pertanto l'uso deve essere effettuato solo se strettamente necessario. Il medicinale contienemeno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose, cioe' e' praticamente "senza sodio". Il medicinale contiene alcol benzilico.
CATEGORIA FARMACOTERAPEUTICA
Antibatterici per uso sistemico, lincosamidi.
CONSERVAZIONE
Nessuna istruzione particolare per lo smaltimento.
CONTROINDICAZIONI/EFF.SECONDAR
Ipersensibilita' alla clindamicina, alla lincomicina o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Il farmaco e' controindicato durante l'allattamento. Per il suo contenuto in alcool benzilico, clindamicina fosfato soluzione iniettabile non deve essere somministrato ai nati prematuri, aineonati, ai bambini al di sotto dei 2 anni.
DENOMINAZIONE
DALACIN C FOSFATO SOLUZIONE INIETTABILE
ECCIPIENTI
Alcool benzilico, bisodio edetato, acqua per preparazioni iniettabili.
EFFETTI INDESIDERATI
Frequenza reazioni avverse: molto comune (>=1/10); comune (>=1/100, <1/10); non comune (>=1/1.000, <1/100); raro (>=1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota. Infezioni ed infestazioni. Comune: colite pseudomembranosa; non nota: colite da Clostridium difficile, infezione della vagina. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non nota: agranulocitosi, neutropenia, trombocitopenia, leucopenia, eosinofilia. Disturbi del sistema immunitario. Non nota: shock anafilattico, reazione anafilattoide, reazione anafilattica, ipersensibilita'. Patologie del sistema nervoso. Non comune: disgeusia. Patologie cardiache. Non comune: arresto cardiorespiratorio. Patologie vascolari. Comune: tromboflebite; non comune: ipotensione. Patologie gastrointestinali. Non comune: diarrea, nausea; non nota: dolore addominale, vomito. Patologie epatobiliari. Non nota: ittero. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: esantema maculo-papulare; non comune: orticaria, eritema multiforme, prurito; non nota: necrolisi epidermica tossica (TEN),sindrome di Stevens-Johnson (SJS), reazione da farmaci con eosinofiliae sintomi sistemici (DRESS), pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP), angioedema, dermatite esfoliativa, dermatite bollosa, esantema morbilliforme. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Non comune: dolore, ascesso in sede di iniezione; non nota: irritazione in sede di iniezione. Esami diagnostici. Comune: parametri di funzionalita' epatica anormali. Segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
Gli studi sulla tossicita' riproduttiva condotti su ratti e conigli aseguito di somministrazione per via orale e sottocutanea non hanno mostrato segni di compromissione della fertilita' o di danni al feto causati dalla clindamicina, se non a dosi tali da indurre tossicita' nellamadre. Non sempre gli studi sulla riproduzione negli animali sono predittivi della risposta nella specie umana. Nella specie umana la clindamicina attraversa la placenta. Dopo dosi ripetute, le concentrazioninel liquido amniotico sono risultate pari al 30% circa delle concentrazioni nel sangue materno. Negli studi clinici su donne in gravidanza,la somministrazione sistemica di clindamicina nel secondo e nel terzotrimestre non e' risultata associata a un aumento della frequenza delle anomalie congenite. Non esistono studi adeguati e ben controllati sudonne nel primo trimestre di gravidanza. In gravidanza la clindamicina deve essere utilizzata solo se strettamente necessaria. L'alcol benzilico puo' attraversare la placenta. La clindamicina somministrata pervia orale e parenterale e' stata rinvenuta nel latte materno in concentrazioni comprese tra 0,7 e 3,8 mcg/ml. A causa delle possibili reazioni avverse serie nei bambini allattati al seno, le donne che allattano non devono assumere la clindamicina. Gli studi sulla fertilita' neiratti trattati con clindamicina per via orale non hanno mostrato effetti sulla fertilita' o sulla capacita' riproduttiva.
INDICAZIONI
La clindamicina e' indicata nel trattamento delle gravi infezioni sostenute da germi anaerobi sensibili, nonche' nel trattamento delle graviinfezioni sostenute da stafilococchi, streptococchi e pneumococchi. Un trattamento con clindamicina, per lo piu' associata ad un antibiotico aminoglicosidico, puo' essere preso in considerazione come alternativa nella terapia di infezioni ginecologiche e pelviche acute da Chlamydia trachomatis quando l'impiego dell'antibiotico di scelta, le tetracicline, e' controindicato. La clindamicina si e' dimostrata efficace nel trattamento di infezioni da stafilococchi resistenti ad altri antibiotici; prima dell'impiego e' necessario tuttavia eseguire opportuni test microbiologici al fine di stabilire la sensibilita' in vitro del germe verso l'antibiotico. Trattamento delle infezioni opportunisticheda Toxoplasma gondii e Pneumocystis jiroveci in pazienti immunocompromessi.
INTERAZIONI
Antagonisti della vitamina K: test di coagulazione aumentati (PT/INR)e/o emorragie sono stati riportati in pazienti trattati con clindamicina in associazione con antagonisti della vitamina K (es. warfarin, acenocumarolo e fluindione). Pertanto, i test di coagulazione nei pazienti in trattamento con antagonisti della vitamina K devono essere frequentemente monitorati. La clindamicina somministrata per via iniettabilesi e' dimostrata in grado di indurre un blocco neuromuscolare che potrebbe potenziare l'attivita' di altri farmaci bloccanti neuromuscolari(per esempio: etere, tubocurarina, pancuronio). Deve essere quindi utilizzata con cautela nei pazienti che assumono tali farmaci. E' statariportata un'azione sinergica con il metronidazolo nei confronti del Bacteroides fragilis. L'associazione con gentamicina puo' determinare occasionalmente un sinergismo e mai un antagonismo. E' stata dimostratauna reattivita' crociata fra clindamicina e lincomicina. La clindamicina viene metabolizzata principalmente da CYP3A4 e, in misura minore,da CYP3A5, nel metabolita maggiore clindamicina solfossido e nel metabolita minore N-desmetilclindamicina. Pertanto, gli inibitori di CYP3A4e CYP3A5 possono ridurre la clearance della clindamicina e gli induttori di questi isoenzimi possono aumentarla. In presenza di forti induttori di CYP3A4 come la rifampicina, monitorare l'eventuale perdita diefficacia. Studi in vitro indicano che la clindamicina non inibisce CYP1A2, CYP2C9, CYP2C19, CYP2E1 o CYP2D6 e inibisce solo moderatamente CYP3A4. Pertanto, sono improbabili interazioni clinicamente importantitra clindamicina e farmaci co-somministrati metabolizzati da questi enzimi CYP. La somministrazione di clindamicina e primachina in volontari HIV-positivi non ha influito significativamente sui parametri farmacocinetici della zidovudina.
POSOLOGIA
La posologia e la via di somministrazione devono essere determinate dalla gravita' dell'infezione, dalle condizioni del paziente e dalla sensibilita' del microrganismo responsabile. Adulti: somministrazione pervia intramuscolare profonda o per fleboclisi. Infezioni gravi da cocchi aerobi gram-positivi e anaerobi piu' sensibili (generalmente non sono inclusi il Bacteroides fragilis, i Peptococchi ed i Clostridi diversi dal Clostridium perfringens): 600-1200 mg/die suddivisi in 2, 3 o 4somministrazioni. Infezioni gravissime, particolarmente quelle dovutead accertato o sospetto Bacteroides fragilis, Peptococchi o Clostrididiversi dai Clostridium perfringens: 1200-2700 mg/die suddivisi in 2,3 o 4 somministrazioni. Questi dosaggi, se il caso lo richiede, possono essere aumentati fino a 4800 mg/die da somministrare per flebo in quelle infezioni che possono compromettere la vita del paziente. Non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg. Ilprodotto non deve essere iniettato per via endovenosa sotto forma dibolo non diluito, ma deve essere infuso in un periodo di almeno 10-60minuti. Il farmaco puo' essere somministrato per la prima volta mediante fleboclisi rapida e successivamente mediante fleboclisi lenta secondo lo schema seguente. Per mantenere concentrazioni ematiche di clindamicina superiori a 4 mcg/ml, iniziare con fleboclisi rapida di 10 mg/min per 30', indi continuare con 0,75 mg/min. Per mantenere concentrazioni ematiche di clindamicina superiori a 5 mcg/ml, iniziare con fleboclisi rapida di 15 mg/min per 30', indi continuare con 1,00 mg/min. Permantenere concentrazioni ematiche di clindamicina superiori a 6 mcg/ml, iniziare con fleboclisi rapida di 20 mg/min per 30', indi continuare con 1,25 mg/min. Nella malattia infiammatoria pelvica: 900 mg ogni 8ore per via endovenosa in associazione ad un appropriato antibioticoattivo sugli aerobi gram-negativi. Continuare la terapia per almeno 4giorni e, comunque, per 48 ore dopo che si e' osservato un miglioramento nella paziente. Continuare la terapia con clindamicina orale al dosaggio di 450 mg ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapia (10-14 giorni). Toxoplasmosi cerebrale in pazienti immunodeficenti ad alto rischio: 600-1200 mg di clindamicina fosfato per via endovenosa o di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore per due settimane, seguiti da 300-600 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapeutico di 8-10 settimane. Quando la clindamicina viene associata alla pirimetamina la dose di quest'ultima e'di 25-75 mg per via orale per 8-10 settimane. Con le dosi piu' elevatedi pirimetamina si consiglia di somministrare 10-20 mg/die di acido folinico. Polmonite da Pneumocystis jiroveci in pazienti immunodeficenti ad alto rischio: clindamicina fosfato per via endovenosa 600 mg ogni6 ore o 900 mg ogni 8 ore oppure 300-450 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore somministrate per 21 giorni e 15-30 mg di primachina somministrata per via orale una volta al giorno per 21 giorni. Popolazione pediatrica: al di sopra dei due anni di eta', somministrazione per via intramuscolare profonda o per fleboclisi. Infezioni gravi: 15-25 mg/kg/die suddivisi in 3-4 somministrazioni. Infezioni gravissime: 25-40 mg/kg/die suddivisi in 3-4 somministrazioni. Il dosaggioda somministrare ai bambini puo', in alternativa, essere valutato inbase alla superficie corporea: 350 mg/m^2/die per le infezioni gravi e450 mg/m^2/die per le infezioni gravissime. Se si dovesse manifestareuna grave diarrea, sospendere l'antibiotico. Diluizione e velocita' di somministrazione: non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg. La concentrazione di clindamicina nel diluenteper infusione non deve superare 18 mg/ml e la velocita' di infusionenon deve superare 30 mg al minuto . La somministrazione del prodotto mediante fleboclisi va effettuata secondo lo schema seguente. Dose: 300mg; diluire in: 50 ml; tempo di somministrazione: 10 minuti. Dose: 600 mg; diluire in: 50 ml; tempo di somministrazione: 20 minuti. Dose: 900 mg; diluire in: 50-100 ml; tempo di somministrazione: 30 minuti. Dose: 1200 mg; diluire in: 100 ml; tempo di somministrazione: 40 minuti.Si raccomanda di non somministrare piu' di 1200 mg in una singola infusione della durata di un'ora. Compatibilita': il medicinale e' risultato fisicamente e chimicamente compatibile per almeno 24 ore, in soluzioni iniettabili di destrosio al 5% e cloruro di sodio 0,9% contenentei seguenti antibiotici nelle concentrazioni comunemente impiegate: amikacina, aztreonam, cefamandolo, cefazolina, cefotaxima, cefoxitina, ceftazidima, ceftizoxima, gentamicina, netilmicina, piperacillina e tobramicina. La compatibilita' e la durata di stabilita' delle miscele difarmaci variano in funzione della concentrazione e di altre condizioni. E' invece incompatibile con ampicillina, difenilidantoina, barbiturici, aminofillina, solfato di magnesio e gluconato di calcio.
PRINCIPI ATTIVI
1 fiala da 2 ml contiene: clindamicina fosfato 356,46 mg equivalente aclindamicina base 300 mg. 1 fiala da 4 ml contiene: clindamicina fosfato 712,92 mg equivalente a clindamicina base 600 mg.